30/09/07

Presentazione

Mi mettono un microfono in mano e due cadaveri seduto uno alla mia destra e uno alla mia sinistra.
Uno parla di una trama a tre binari, con battaglie medievali, guerre civili e il futuro prossimo. Ma non tutto insieme: il lettore dovrà fare la fatica di mettere tutto in ordine cronologico.
L'altro invece ci ha messo 17 anni a scrivere quello che ha scritto.
Parla del suo io, del suo ego e del suo superego. Parla solo di cose che gli sono successe. Solo di quello che gli capita.
Parla piano, ha la faccia da boyscout. Lavora in svizzera come assistente in una comunità. Ma non parla della gente che segue, no, parla di sé stesso.
Fa 20 minuti a parlare di se stesso.
Mio padre intanto si sta addormentando su una sedia.
Ed è un dramma, perché se comincia a russare sono finita.
Poi torniamo all'altro, che dice che è bello pubblicare per un piccolo editore perché difendono la grande letteratura, perché lui aspira alla grande letteratura, all'arte. Non importa se non lo legge nessuno.
Però lo dice fissando a terra.
Intanto un ragazzo baffuto dalla faccia simpatica mi sorride dalla prima fila. Accondiscendente.
Mi si deve leggere bene per esteso sulla fronte che mi sto rompendo le palle.
C'è scritto a caratteri cubitali che non me ne importa niente.
Mentre questi parlottano ho tutto il tempo di contare le colonnine del cortile dove stiamo fingendo di essere interessanti.
Il pubblico sbadiglia.
Mi stupisce che non se ne siano ancora andati.

La giornalista che modera l'incontro chiede a uno dei due che cosa sta scrivendo.
Lui replica che meno di un mese fa ha scritto una specie di poesia, o forse no, non lo sa neanche lui di che cos'è.
Ma come diavolo fai a dire certe cazzate?
Io spero solo che ci metta altri 17 anni a scrivere il prossimo.
Questa gente non ha capito cosa sta facendo.
Come fanno a non accorgersi del torpore in cui hanno fatto sprofondare la platea?


Poi mi passano il microfono. Mi chiedono di leggere un brano del libro.
"Bene, così diamo subito una bella sfoltita al pubblico" dico io. E lo penso davvero.

Leggo poche righe, neanche troppo umide.
Ho imparato a legger a voce alta senza vergognarmi.
Ho imparato a fissarli mentre ascoltano.
Li voglio tutti sull'attenti.

E funziona. Perché anche mio padre si sveglia.

Poi si torna agli altri due e la serata scema in niente.
Non mi fermo a firmare autografi: nessuno me ne chiede. Poco male, non voglio essere ricordata per questo incontro.
Solo il ragazzo baffuto mi ferma per farmi i complimenti.
Il giorno dopo sulla Prealpina uscirà un articolo che commenterà "Valentina Maran padrona di scena al Festival del racconto".
Pare che la mia personalità abbia schiacciato gli altri due. Già, talmente tanto che anche il giornalista ha dato il mio cognome a uno degli altri due autori.

Questo direi che è un bel punto e accapo.

27/09/07

Cose da donne

"No, cioè... io non posso usare un vibratore... se una volta finito d'usarlo non mi chiama, poi ci resto male!"

Grazie a Cristina Mazzocca per esistere. E per essere così meravigliosamente femmina.

Internettiana

Ho deciso di sparpagliarmi.
Voglio finire spalmata in beta e pixel.
Mi sono maispessata, fotobookkata, bloggata.
Voglio essere ovunque.
Ho le mie creature internettiane da accudire, facce più o meno finte da gestire.
Amici molto approssimativi da concupire.
Sono l’immagine che posto di me.

Ma quando mi scorderò un link, una password,
quando non avrò altro da dire, che fine faranno i miei spazi virtuali?

Chi si occupa dei siti morti?
Fluttuano nell’aria? Si aggrappano all’orbita dei siti vivi?
Si sminuzzano in tante piccole particelle?
Ne resta memoria?

E se muoio? Chi risponderà alla posta? Non si sentiranno soli quelli che mi chiedono l’ADD?
Qualcuno si fingerà me e finirà il lavoro?

Non so perché, ma non mi basta internet per sentirmi immortale.
La parte romantica di me dice che ci vogliono i libri e la carta stampata.
Nei secoli dei secoli.

E poi di persona sono più interessante.
Si possono vedere bene i difetti.

26/09/07

Ah, le donne no!

Dal corriere.it di oggi:
"Allarme dei medici: troppe donne.
Ve lo immaginate un uomo che si fa visitare dall’urologa? Fra un paio d’anni sarà una realtà diffusa che dovrà accettare anche chi, per orgoglio maschile o per imbarazzo, ora è refrattario.
nel giro dei prossimi 10 anni, ben otto camici bianchi su dieci nasconderanno forme femminili. Se ne discuterà venerdì in un grande convegno organizzato a Caserta dalla Fnomceo, la federazione degli ordini di categoria, presieduta da Amedeo Bianco.
Che lancia un allarme, una denuncia, partendo dai numeri raccolti dal suo vice, Maurizio Bennato: «Affrontiamo in modo diverso il futuro altrimenti alcune specialità, soprattutto quelle che oggi sono monosex, andranno in crisi. Sono molto favorevole alle donne medico, ma non nascondo una certa preoccupazione. Dobbiamo studiare un sistema tale da garantire qualità e potenzialità senza ridurre l’offerta »"

Ma preoccuparsi di cosa?
Cosa c'è di tanto scandaloso nel farsi visitare alla prostata da una donna?
Io ho un ginecologo maschio. Niente di esaltante. E' un vecchio che non mi sta neanche troppo simpatico. Ma il suo mestiere lo sa fare. E mi ascolta quando parlo. E' tempestivo quando ho bisogno di aiuto.
Quindi va benissimo.

Di cosa hanno paura?
Che lei abbia le unghie troppo lunghe e la visita sia dolorosa?
Spaventa così tanto farsi prescrivere il Viagra da una donna?
La convivenza con l'imbarazzo è un sentimento solo al femminile?
Dio... e ci fanno pure un convegno su questa cazzata!


Dietro il ditino accusatorio e alle bandiere in favore delle quote azzurre ci vedo sempre la paura di perdere i soliti posti di potere che gli uomini, i maschi, non riescono più a tenere.

Auguro al presidente dell'associazione un bell'attacco di emorroidi. Di quelli da ricovero.
E speriamo che al pronto soccorso ci siano solo donne.

25/09/07

L'ABC.

Se trovo quello che ha detto "farsi un blog è facile" giuro che l'ammazzo.
Sì, ho lasciato tutto basic.
Sì, non c'ho ancora messo le foto.
Sì, sto imparando.
Con calma, neh?

Non so ancora cosa ci farò. E se avrà un senso. Direi che almeno per educazione è meglio darvi il benvenuto.

Quindi ciao.

E da qui si comincia.

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