24/12/11

Natale

Si. Natale. Domani ci sarà il panettone. Ci saranno nonni, nonne e bisnonne tutte concentrate addosso alla piccola Emma. Ci sarà il gatto che verrà continuamente scacciato da qualsiasi poltrona. Ci sarà l'albero, il nipotino ormai grande che non crede più a Babbo Natale, ci sarà la crema di mascarpone e i piatti - troppi- che lasceremo indietro. Ci sarà mio padre che a un certo punto si metterà a russare sul divano. Ci sarò io con un bel sorriso stampato in faccia e tanta voglia di andarmene a gambe levate.
Buon Natale, eh. Sperando che il vostro sia migliore del mio.

14/12/11

Se non dormi #3

Emma, se non dormi ti regalo io a Babbo Natale!

05/12/11

Se non dormi #2

A Emma, che nel pieno della notte piange per via dei dentini:
"Emma, amore, pensa che bello: i dentini ti serviranno per morsicare il pisello del fidanzato quando ti farà arrabbiare! Non è bellissimo?"
Razionale, convincente e soprattutto consolatorio. No?

22/11/11

Mumble mumble...


No, proprio non li capisco quei genitori che smaniano per avere la faccia dei propri figli sulle confezioni dei pannolini.
Esattamente come non capisco quelli che corrono subito a portare la loro foto alle agenzie di baby modelli.
Che cosa ti aspetti da un figlio quando agisci così?
Mah.

08/11/11

Se non dormi...

(io esasperata dopo 4 ore a cullarla in braccio nel pieno della notte)
Emma! Guarda che se non dormi ti metto su E-bay e ti vendo!

01/11/11

Medioevo

Signora di 90 anni, guardando mia figlia:
- Beh, dai, è una bella consolazione anche una femmina.
- In che senso scusi?
- Eh, che il maschio...
- Perché le femmine non vanno bene?
- Eh no, sono carine lo stesso, poi diventano le cocche del papà, certo, sono una bella consolazione anche loro.

Il Medioevo a Mornago ancora non è finito.
E anche se ha 90 anni non riesco a giustificarla.

31/10/11

Perché si. Oh!

- è importante per me avere sempre le mail sott'occhio.
 - la mia tariffa del telefono scade e ne devo impostare un'altra, già che ci sono cambio
- faccio bella figura coi clienti
 - il telefono che ho ormai si impalla
 -Emma cresce, così le posso fare le foto / i video belli
 - ha un sistema di chat fichissimo, mi hanno raccontato
 - e che cacchio, ho fatto una figlia, me lo merito!
 - perché ho sempre usato apple e con gli altri non mi trovo

 E' incredibile la quantità di scuse che si è disposti a trovare per avere il nuovo Iphone. Ah, già, manca "Perché è morto Jobs, glielo devo" : )

25/10/11

Cappellacci Findus: una cappellata.

Si, si, ditemi che è ironia. Certo. Vediamo se riesco a capire la fantastica strategia della Mc Cann – agenzia che ha ideato questa campagna: allora, io giovane donna, rientro a casa dopo una giornata di lavoro, Mio marito forse è lì, forse tornerà dopo di me. Preparo al volo la cena e intanto butto un occhio alla tv dove passa lo spot dei 4 Salti in Padella, dove una voce in stile anni 50 mi mette in guardia: l’ultima volta che sono uscita andavano di moda le spalline imbottite? (dio neanche troppi anni fa… ricordo le amiche un po’ più grandi di me le usavano)… Se voglio che mio marito mi porti fuori a cena non devo cucinare i Cappellacci dei 4 Salti in Padella. Altrimenti si resta a casa e non mi porta fuori. Mh. E io che lavoro, sono indipendente, ho un conto in banca, faccio girare la baracca, con ogni probabilità faccio parte di quel 70% di donne che si accollano anche tutto il lavoro casalingo, dovrei ridere di questa cosa? Scusate, ma dove sta l’ironia? Perché per chi non lo avesse notato sono ancora le donne a occuparsi della casa e della cucina. E il fatto che nella pubblicità si dica che dobbiamo aspettare l’uomo per farci portare fuori francamente è svilente. Dovrei trovare esilarante il trattamento anni ‘50? Che cosa dovrebbe farmi ridere? Io donna realizzata ed evoluta dovrei ridere di questo stereotipo che ancora mi rappresenta come serva del marito esattamente come 50 anni fa? Mh. Ma siamo sicuri che l’abbiamo svangata la fase di “angelo del focolare”? Perché secondo me il problema è tutto lì. Ah, e prima che mi diciate che lo spot dei salvaslip è peggio, tranquilli: arrivo anche a quelli.

21/10/11

Il corpo che racconta.

Ho un corpo diverso adesso. Ho un corpo che racconta. Il mio corpo parla di mia figlia. Il mio ombelico che non riesce più a essere rannicchiato dentro sé stesso come prima, racconta di come scalciasse coi piedini e lo puntasse in fuori. La linea alba, che ancora è rimasta netta e scura, mi divide ancora il ventre a metà. Prima era il meridiano di un mappamondo umano. Ora segmenta in verticale la pelle vuota, questo sacco che ha fatto maturare Emma. Sono un marsupiale adulto svuotato della mia creatura. Questa pelle qui, questa sotto l’ombelico, questa un po’ molle, che saltella quando rido, questa pelle che non mi lascia chiudere i miei vecchi jeans, questa che le riviste di moda cancellerebbero con photoshop, è stata la sua culla, la coperta che ora cerca nel lettino, per stare più al caldo. Anche questo seno grosso e pieno, di tre taglie più grande di prima, è tutto dedicato a lei. Queste borracce per dissetarla durante il cammino. Sono sue. È un corpo che porta la cicatrice lunga e dolorosa del parto, che mi ricorderà per sempre, ogni volta che farò l’amore, che lei è arrivata, che quel gesto in fondo ha anche come finalità quello della nascita. La mia cicatrice dalla vagina all’ano è il ricordo indissolubile di come è uscita, con la sua mano vicino al viso. Gesto che ancora fa, sempre, quando è tranquilla e vuole addormentarsi. Il mio corpo è un album di ricordi del suo arrivo. Di come si è formata. E di come è ora. Porto scritto addosso la genesi di lei. Mi piace il corpo che ho. È un corpo utile. Affaticato. Ha fatto qualcosa di bello, anche se ora è acciaccato, sciupato, diverso da come ci si aspetterebbe. Ma è un corpo più vivo. Un corpo con una storia addosso. E a me così piace anche più di prima.

06/10/11

Maternità sold out!

Ho mandato i miei documenti all'INPS per vedere se mi spetta qualcosa per il periodo di maternità.
Ma qualcosa mi dice che non vedrò un soldo.

Come possono pensare che una donna che ha un figlio e che lavora in proprio possa permettersi di stare a casa senza lavorare da subito.
Per chi ha la partita IVA la maternità è un lusso che non ci si può permettere.

29/09/11

Ammazzablog.

Qui ci vogliono zittire tutti.
Questo è un post a blog unificati per difendere il nostro diritto a scrivere, a comunicare, a raccontare.
Se avete un blog, copiate e diffondete. Se non l'avete, leggete e incazzatevi pure voi.


Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.

Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.

Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.

Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.

Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.

Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.

Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.

19/08/11

40 giorni.

Domani scattano i fatidici 40 giorni.
Siamo al giro di boa.
In ospedale ti dicono che dopo 40 giorni puoi cominciare ad avere rapporti sessuali.
Io so solo che mi ritrovo con una patata completamente ricucita, rifatta, con una cicatrice lunghissima che va da un buchetto all'altro.
Partorire è come fare il Vietnam, ma seduti su una mina.
L'effetto finale è lo stesso. Almeno per me.
I dubbi probabilmente sono quelli di tutte:
sentirò come prima? Avrò la stessa sensibilità? Mi farà male? E se qualcosa non funziona? Che cosa mi sarò persa?
Senza parlare della pancia: quella resta una strana cosa molliccia, non bassa come la pancetta delle persone fuori peso.
Resta una specie di sacca svuotata ma alta, con gli organi interni che devono ancora decidere dove piazzarsi.
La linea alba che prima divideva il pancione, adesso disegna flaccida le rughe della pelle in più.
Non c'è niente di sexy nel post parto.
Hai un corpo che non è più il tuo e per il 90% non ha utilità.
Solo le tette servono. Quelle pompano latte in abbondanza, a richiesta, con una precisione certosina e crumira.

Non lo so quanto tempo mi ci vorrà a tornare qualcosa che somiglia a me.
Intanto non ho ancora rimesso i tacchi.
Però sto cominciando a capire un po' di più la nana.

Non è che in 40 giorni si svolti.
Però va comunque meglio di prima.

31/07/11

10.7.2011



E' mora.
E' arrivata dopo 10 ore di travaglio, partorita su uno sgabello.
Io lacerata, ma lei sana e felice.
Non c'è modo per descrivere il dolore incredibile che si sopporta durante il parto.
Ma noi donne siamo programmate per farlo.
Non è vero che si dimentica: si metabolizza, questo sì.
E ti lascia più forte di prima.

Quello che stento ancora di più a capire, dopo esserci passata è:
"ma perché cavolo, se riusciamo a sopportare una cosa così, al potere ci sono ancora gli uomini?"
Davvero:
con quello che si passa, ho ancora più la certezza che siano molto più deboli di noi.
Ma allora perché le cose stanno ancora così?

Comunque la ragazza pesa già più di 4 chili.
Dorme.
E al mattino facciamo colazione ascoltando esclusivamente Bob Marley, l'unico che le piaceva quando stava nel pancione.

06/07/11

PALLAAAAAAA!



Ci siamo. (ma non chiedetemi quando, lo decide lei).

19/05/11

"E' l'ADCI, Signora mia!" e risposta.

Qui potete leggere l'articolo che ho scritto sulla presenza femminile nell'Art Directors Club Italiano.

Qui c'è la bella risposta di Annamaria Testa (che ringrazio tantissimo)

16/05/11

La coerenza dell'ADCI.

L'ADCI è l'Art Directors Club italiano, in teoria dovrebbe raccoglie le migliori menti pensanti e praticanti della pubblicità italiana.
Quest'anno ha orgogliosamente redatto un manifesto deontologico dell'ADCI che comprende soprattutto il corretto utilizzo dell'immagine femminile all'interno delle pubblicità.
Per la parità. E perché, insomma, se c'è stato tutto quel casotto rosa in piazza, vuoi non tenerne conto?
Bene.
Bravi.
Clap clap.
Dovete anche sapere che come ogni anno vengono rese pubbliche le giurie che decreteranno i migliori lavori creativi della pubblicità italiana.

Ecco i nomi:
sono 43 per l’adv (ovvero per la pubblicità tv/stampa e radio):
Agnello Dario, Albanese Luca, Anzani Fabio, Baccari Alberto, Bertelli Bruno, Boccassini Cristiana, Boscacci Davide, Bozza Francesco, Campora Stefano, Cesano Paolo, Cinti Maurizio, Citterio Alberto, Collini Bosso Rosemary, Cornara Guido, Cremona Marco, Del Pizzo Gaetano, Di Bruno Serena, Fontana Aureliano, Gallardo Hugo, Gasbarro Vincenzo, Gitto Vicky, Gonni Pier Giuseppe, Grasso Michela, Guerrera Francesco, Lampugnani Nicola, Lorenzini Luca, Maestri Pietro, Mainoli Flavio, Marcellini Cristina, Orlandi Alessandro, Pannese Luca, Ricci Daniele, Rossi Davide, Sabini Alessandro, Scotto di Carlo Luca, Silva German, Simonetti Francesco, Taddeucci Francesco, Tonnarelli Cristiano, Venturelli Marco, Viganò Marco, Vohwinkel Bruno, Zamboni Luca.
10 i nomi per il Web: Brunori Alex, Comino Luca, Cotti Leonardo, Di Battista Antonio, Longo Massimiliano Maria, Marini Patrizio, Musilli Manuel, Musto Gaetano, Righi Matteo, Spaccapeli Vincent.

Sono 5 donne su 43 nell'adv.
E nessuna nella sezione web.


Ci vorrebbero le quote rosa anche qui.
Perché secondo me l'ADCI potrebbe essere molto diverso se ci fossero più donne.
E sarebbe molto diverso anche il risultato delle votazioni.
E la credibilità del Club stesso.

Io credo che nell'ADCI ci sia ancora parecchio da fare.
I buoni intenti sono una cosa, ma cambiare davvero la mentalità è un'altra.

Per quel che mi riguarda insiste ad essere il solito circolino chiuso di persone - o meglio, di maschi- che si danno delle gran pacche sulle spalle a vicenda.

Si, si. Certo. Bravi.
Clap, clap.

12/05/11

Infatti Striscia.



“Beh, cosa c’è di male a fare la velina?”

No, è vero. Non c’è niente di male. Non c’è niente di male se una è gratificata dallo stare seminuda su un bancone alla trasmissione più vista del palinsesto italiano. Non c’è niente di male se è felice di avere un’immagine esclusivamente erotizzata, senza essere apprezzata per nessun altro talento.
Non c’è niente di male se una è contenta di parlare solo su copione, solo se imboccate.
Non c’è niente di male se una è felice di andare a tendere un’imboscata a Lorella Zanardo, all’uscita di un incontro sul suo libro, e aggredirla di domande senza lasciarla rispondere.
Se una di sente fiera di sparare a zero contro Lorella, ed è contenta di farlo senza informarsi, senza prepararsi, senza affrontarla in maniera matura, senza parlare con calma a quattr’occhi, cercando di capire, evitando accuratamente di parlare durante la presentazione che era appena finita, ma saltandole addosso al buio, di notte, può farlo.
Non c’è niente di male a servire il capo, e andare a fare il lavoro sporco al suo posto. Se lo vuole fare, è libera, lo faccia pure. Non infrange alcuna legge.
Non c’è niente di male.
Non c’è niente di male neanche a stare lì, in trasmissione, a fingere di difendere i diritti delle donne su ordinazione del capo, tentando di tirare acqua al proprio mulino facendo vedere che gli altri fanno peggio.

Libere, liberissime di farlo. Anzi, mi ha addirittura fatto piacere che per l’occasione le abbiano rivestite.
Non c’è niente di male a fare il quarto di manzo, a fare il burattino, la donna inutile, il contorno. Non c’è assolutamente niente di male, se una ci crede.

Se una lo vuole fare, lo faccia. Non è questo in discussione.
Quello che c’è di male è che tutto questo è fatto per un target, per il pubblico. Tutto questo è fatto in virtù dell’attenzione di chi si trova dalla parte opposta dello schermo.
Contente voi, a me va benissimo.
Il problema è che dall’altra parte ci sono io e a me non piace vedervi così.
A me non piace vedere che siete messe lì, esposte, usate, addomesticate.
Non mi piace che vi usino. E tutto questo, in teoria, lo state facendo anche per me, che sono davanti alla tv, insieme ad altre donne.
Perché ve lo ricordo, il pubblico non è fatto di soli uomini e quindi grazie, ma a me non interessa vedere che fate le sexy; mi interesserebbe di più vedere che il vostro talento sia davvero usato bene.
Non così.

A me non piace. E dall’altra parte dello schermo ci sono io.
Quindi andate pure avanti ad essere orgogliose di quello che fate. Non c’è niente di male a ballare in mutande su un tavolo. C’è di male che da anni ci spacciano quello come unico talento femminile. Come unico esempio. Come unica donna possibile.
Non critico voi come donne. Critico il sistema che non vedete. Quello stesso sistema che sta usando un dispiegamento agghiacciante di forze per nascondere quello che ormai è sotto il naso di tutti:
a noi donne questo tipo di tv, questo tipo di rappresentazione, non piace.

E vi ricordo che a capo di tutto questo c’è sempre un uomo, che da molti anni spaccia questo tipo di immagine della donna.
Non è un caso, vero?
Non prendetela come una guerra tra donne: non lo è. E’ una guerra all’ignoranza. Questo sì.

Ah, quella della foto è un’altra esibizione di una donna- sempre della stessa trasmissione- donna della quale nessuno ricorda il nome. Solo il sedere, e che per molte sere è andata in onda così. Bellissimo paio di chiappe, niente da dire, beata lei. Però questo uso della donna in tv non mi piace. Magari è una straordinaria cantante o una fantastica presentatrice, e non lo sapremo mai. E se per caso non sa fare davvero niente di meglio che questo la domanda è: perché devo spesso vedere donne incapaci in tv, o presunte tali? Quelle in gamba dove sono?

20/02/11

Silvianheach ci mette il culo



Ed eccola l'ennesima campagna pubblicitaria fatta per farmi fumare le palle.
Si vede che la gente si diverte a farsi insultare da me. E io ovviamente non mi tiro indietro.
Le mega affissioni con delle tizie che- sorridenti e chiappe al vento- passeggiano per la città come se andare in giro a mostrare una simpatica fetta di culo fosse la cosa più naturale del mondo.
Ho già segnalato la campagna allo IAP.
Potete farlo anche voi a questo indirizzo:
segreteria@iap.it o compilando il modulo che trovate sul sito.
Invece ho scritto il mio disappunto a quelli di Silvianheach stilando questa cordialissima mail e inviandola a questo indirizzo:
info@silvianheach.it

Non basta solo arrabbiarsi: questi loschi individui vanno minacciati pesantemente.
Visto che si divertono a mettere in mostra i nostri culi, beh, adesso glielo facciamo noi un bel buco di budget!

Scrivete e lamentatevi!



"Buongiorno.
Ho visto la vostra discutibile campagna pubblicitaria.
Non parlo da bigotta o da mamma apprensiva, parlo prima di tutto da donna e in seconda battuta da pubblicitaria: trovo vergognoso il vostro modo di fare advertising.
A parte l'assoluta mancanza di idee, scommetto che l'unica scusate che saprete utilizzare è: "è sexy, vende, è una campagna allegra."
Io non ci vedo alcuna allegria in due ragazzotte con le chiappe inutilmente al vento. O mentre leccano dei ghiaccioli fallici come se stessero succhiando cazzi. Perché è questo che state inscenando. Poche chiacchiere e pochi giri di parole. Diciamo le cose come stanno.

La vostra campagna è offensiva per la dignità delle donne, inneggia a un uso del corpo nel quale molte di noi non si riconoscono.
Continuate a perpetrare un'immagine femminile volgare, asservita solo all'ammiccamento in favore del maschio.
Dovete vergognarvi.
E si devono vergognare i pubblicitari che vi hanno proposto una campagna simile.
E se quello che pensate è "purché se ne parli" beh, sappiate che una campagna di cui si discute non è una campagna che fa vendere.
Una campagna che fa incazzare una donna come me porta a dire, alla sottoscritta e a molte altre "io non comprerò mai i vostri prodotti e boicotterò in ogni modo il vostro marchio"

Ho appena avuto il piacere di segnalare la vostra campagna allo IAP, l'istituto di autodisciplina pubblicitaria.
Mi auguro che ve la facciano ritirare presto costringendovi ad un buco di budget di svariati milioni.
Imparate a fare meglio le vostre pianificazioni marketing.
E imparate cosa vuol dire fare una buona campagna pubblicitaria.


Cordialità da quella che non sarà mai una vostra cliente
Valentina Maran "

04/02/11

Speriamo che sia femmina. Forse.




"Beh, andando per esclusione, visto che non riesco a vedere bene... forse potrei dire femmina. Ma è davvero un'ipotesi. Diciamo sospetta femmina."

La creaturina sullo schermo si muove in continuazione. Come ha capito che tentavamo di indagare l'identità, si è messa di schiena facendoci vedere il sedere.
Sospetta femmina.
Ok.
Nulla di certo. Potrebbe anche essere il contrario.
Poi ho una vertigine.

Dovesse essere un maschio sarebbe più facile: più semplice trovare modelli maschili ai quali guardare.
Eroi del cinema, dello sport. Della letteratura.
Personaggi inventati e anche non - vivi o morti- ma c'è solo di che scegliere.

Sospetta femmina.
E io chi le propongo come modello?
Come faccio a schivare le storie di principesse che aspettano giusto il principe azzurro per essere salvate?
Come gliele spiego le veline?
Cosa le dico del perché le femmine stanno sempre in tv in costume e i maschi vestiti sempre di tutto punto?
Come glielo dico di non fissarsi con la dieta, che tanto sarà bella comunque?

Sospetta femmina.

Certo, dopotutto sono femmina anch'io e alla fine non è che sia venuta su tanto male...
Ma allora perché mi sembra tutto così difficile?

E l'unica cosa che mi sento dire ultimamente è "Speriamo che sia femmina: sono così divertenti da vestire!".

Poi penso che ultimamente ho conosciuto un sacco di donne in gamba: magari non potrò darle chissà quanti modelli di riferimento nelle favole o in tv. Però potrò farle conoscere tutte le mie amiche che stimo. Quello si.

13/01/11

A volte si vince

Lo IAP mi ha risposto.

"Segnalazione messaggio pubblicitario “Pelle conciata al vegetale in Toscana”



diffuso attraverso un calendario da tavolo allegato alla rivista “Rolling Stone” n. 87 - gennaio 2011



Con riferimento alla segnalazione in oggetto, comunichiamo che il Comitato di Controllo in data 13/1/11, ha emesso ingiunzione di desistenza dalla diffusione del messaggio per la violazione degli artt. 1 - Lealtà della comunicazione commerciale - e 10 - Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona - del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.



L’organo di controllo ha ritenuto tale comunicazione offensiva della dignità della persona, in quanto il corpo femminile viene equiparato alla “pelle conciata”, ovvero sia ad un prodotto che ad un animale, ovvero un animale ucciso, sezionato e trasformato in prodotto di lavorazione, rilevando pertanto il contrasto con l’art. 10 del Codice, secondo cui “la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni”.

Il Comitato ha altresì rilevato la violazione dell’art. 1 del Codice “La comunicazione commerciale deve evitare tutto ciò che possa screditarla”, ritenendo il messaggio un esempio di forma comunicazionale che danneggia il credito dell'istituzione pubblicitaria nel suo complesso considerata.



Si precisa che il provvedimento ingiuntivo acquisterà efficacia di decisione allo scadere del termine previsto ex art. 39 del Codice, ovvero il 24 gennaio p.v. qualora la parte non proporrà motivata opposizione.



Ringraziando per l’apprezzata collaborazione, porgiamo i migliori saluti.





I.A.P.

La Segreteria"


E adesso continuiamo col boicottaggio del cliente.

12/01/11

Pelle (di figa) al vegetale



E rieccolo. La solita cazzata. Ci mancava il calendario con le passere al vento per pubblicizzare dei conciatori di pelle.
Perché notoriamente la pelle utile è solo quella della figa, quando si vende qualcosa si mette solo la femmina e se dico caccamerda magari faccio pure più rumore.
Oliviero, ormai hai usato la figa, le anoressiche, gli omosessuali con le mani sul pacco, ti manca il buco di culo e il cazzo scappucciato e poi li hai fatti tutti.
Visto che presto resterai a secco ho pensato di regalarti anche un paio di headline:
"succhiamelo"
"cazzofigatetteculo"
Se non sbaglio "scopiamo" l'avevi già usato per qualcosa... e i creativi come te non si ripetono mai...
Anzi, se vuoi puoi anche mettere anche un bel "porco... " etc, etc. Così, giusto per far incazzare anche il clero.

E visto che il titolo della presentazione del fantomatico calendario è "dibattito sulla forza della natura- incontro sulla femmina"
ti confermo che come una forza della natura, io femmina ti mando sonoramente a fare in culo (ecco, segnati anche questo, mica che te lo freghi qualcuno come marchio registrato).

E a tutti quelli che ne hanno abbastanza delle pubblicità offensive, potete scrivere all'istituto di autodisciplina pubblicitaria:
iap@iap.it
E per conoscenza, in questo caso specifico anche a info@pellealvegetale.it- un'accortezza, a loro non dite semplicemente "il vostro calendario mi fa schifo" perché non fareste altro che dar ragione al fatto che "l'importante è che se ne parli".
No, dite loro "da questo momento io non comprerò più nulla col vostro marchio", così capiranno che la brutta pubblicità è un danno.

Io, portatrice sana di passera, boicotterò in tutti i modi quest'azienda. E questo fotografo.

08/01/11

L'Italia non è un paese per mamme.

Te ne accorgi dalle piccole cose: dalle code che devi fare in ospedale per i prelievi, perché una volta le donne in attesa avevano la precedenza. Adesso no. E puoi essere tonda e grossa quanto ti pare: nessuno ti fa passare.
La precedenza ce l’hanno solo i pensionati e i minori di 10 anni. O tutt’al più le doglie.
Solo al supermercato ogni tanto trovi la cassa gestanti, ma non ti ci metti in fila già da ora perché fa strano: la pancia ancora non ti si vede e allora quand’è che cominci ad essere gestante? Ti porti dietro l’ecografia da mostrare a chi non ci crede?

Sei incinta solo quando sei conclamata e abbondante. Altrimenti non vale.
E quando poi si vede, cominciano i problemi, perché se sei una libera professionista, fino a che ti sentono al telefono sono esaltati per la tua presenza, e ti parlano di lavori di uno, due, forse tre mesi. Poi quando ti palesi col tuo carico sporgente automaticamente il progetto diventa meno glorioso, non si sa bene, dobbiamo decidere, tu vieni giusto qualche giorno, poi capiamo.

E che l’Italia non sia un paese per mamme lo capisci dai contratti che non ti rinnovano:
l’augurio per il mio nuovo anno da futura mamma è stato “Grazie di tutto. Goditi la gravidanza.”
E tanti saluti.
Certo che me la godrò. Lavorando da un’altra parte. E facendo mille altre cose.
(e ovviamente, tutti quelli con cui ho avuto a che fare fino ad ora, erano tutti uomini).

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