24/09/13

Tua moglie? Picchiala!


Lettore_2208539 dice:
E’ un disturbo molto comune…
Fortunatamente la cura è semplice ed economica: 1 sganassone prima di ogni pasto alla mamma e alla figlia, finché il malanno non passa. In caso di ricadute raddoppiare la dose.

E poi:
Lettore_2785684
E quando non ce la fai più… ;-)
…quando non ce la fai più, è sempre così delizioso tradire la tua compagna/mamma con una ragazza più giovane e ancora in forma (e senza smagliature!) che non vuole altro se non il divertimento… E tutta la stanchezza passa d’incanto! : D

Quindi è questo che dicono alcuni lettori del Corriere, o meglio del blog “La 27ma ora”. Botte da orbi e corna. Questa la soluzione al problema del “miodddio che fatica fare il padre”. Terreno della contesa è il post dal titolo “Se quando si fa un figlio si dimenticano i papà” del cabarettista Angelo Pisani.
Lui dice che fare il padre è tanto faticoso, che si corre sempre, per non parlare di quanto sia complicato stare dietro a una madre isterica dopo la nascita della prole (qui ci sarebbe magari da fare un simpatico discorso sulla depressione post parto e sulle aspettative – esplicite ed implicite- sul ruolo della mamma. Si, quella che in teoria sa sempre cosa fare. Ma anche no).
Postato l’articolo, si apre una diatriba sul ruolo genitoriale. Mamme, super mamme, padri stanchi e omuncoli. I commenti sono molti. Ma questi due sono quelli che più mi hanno lasciata basita scritti da due uomini:


Le corna, basate soprattutto sulle smagliature, vero dramma della coppia moderna. Non l’incomprensione, non i ruoli, non le aspettative. No, le smagliature.

E l’altro uomo che propone la soluzione del millennio: menala. Dagliele di santa ragione. Se ti rompono le palle sganassoni.
E più volte al giorno, mica poco.


Lo volete sapere? Ha generato più indignazione la questione delle corna che delle botte.

Ora, io immagino che chi legge su internet un post del Corriere, si prenda la briga di commentarlo online sia almeno capace di leggere, comprendere un articolo, argomentare e usare i media. In sostanza una persona normale, neanche troppo un buzzurro rozzo, ma un uomo un po’ più che qualunque.
Ok, quell’uomo qualunque ha detto che è meglio picchiare a sangue la propria compagna se si reputa che questa lo stressi troppo. E via, commento nella blogsfera, alla faccia delle donne ammazzate anche oggi e di quelle picchiate tra le mura domestiche nel silenzio generale. Tanto si usa così, o no?
Milano, 24 settembre 2013. Non medioevo. 2013. L’Italiano medio è un uomo da dito medio. Mediamente vive con noi e legge anche il Corriere.it. 
A quanti di quelli che frequentate assomiglia?




17/09/13

Pampers e i cuccioli.








Partorisco figli, non cani.
Capisco che la retorica tutta zucchero del “tra un po’ diventi di nuovo mamma” o “sei una mamma, che dolcezza” spinga la maggior parte della gente a considerarmi un mammifero prima ancora che una donna.
Ma non è così.
Sono una persona. Una professionista, una che con le parole ci lavora. E per me le parole sono importanti.
I cuccioli sono propri dei cani. O dei gatti. Cucciolo è una bestia. Qualcosa che deriva dal mondo animale.
Cucciolo equivale a tenerezza, peli e versi vari - tipo l’abbaiare.
I bambini- almeno per me- sono casino, notti insonni, cambi di pannolini, rigurgiti continui e grandi rotture di scatole.
Nonostante ami molto i miei figli – Emma di due anni e il piccolo in arrivo- non ce la faccio proprio a sopportare questo mondo zuccherino, perfetto, ovattato, tutto grazia e candore della pubblicità.
Faccio figli, non cuccioli. Non razzo come una cagna, non scodinzolo quando qualcuno mi accarezza, allatto – questo sì- ma non ho pulci, e se uso collari e guinzagli lo faccio per puri giochi di ruolo a sfondo sessuale.
Non ho cuccioli. Ho generato persone che – per quanto piccole – restano tali. E così io: sono una donna. E solo in seconda (ma anche in terza battuta, vah!) sono una mamma.
Per me come descrizione possiamo tranquillamente lasciarla in fondo alla riga.

Cuccioli. 
Quindi se tanto mi dà tanto, gli esperti della Pampers sono veterinari e non pediatri. O sbaglio?

06/09/13

E se poi diventa ricchione?


Questa è la grande domanda o forse devo dire il dubbio, che aleggia nell’aria da quando tutti sanno che aspetto un maschio: se poi diventa ricchione?
Sono proprio curiosa di vedere in famiglia come si daranno da fare per esorcizzare l’eventualità, come faranno ostruzionismo per impedirmi di portare a termine il mio disegno a “sessismo zero”.
Perché se è vero che ogni volta che mi regalavano qualcosa di rosa per Emma, io bestemmiavo e loro mi dicevano “tanto è un colore come un altro”, allora dovrebbe valere ancora più adesso che c’è un maschio in arrivo.
Ok, magari le tutine rosa in tinta unita gliele posso risparmiare, ma non starò a far di fino se si tratta della macchinina delle principesse o del pallone fucsia delle Winx.

C’ha giocato tua sorella, ci giochi anche tu.



Lo so, lo so che tra poco appariranno anche giochi che sottintendono la mistica del maschio: spade, pistole, animali da ammaestrare– ma non da curare- quella è roba da veterinarie.
Invece per me è tutto un fattore positivo. Voglio che giochi con tutto. Anche con le bambole che Emma schifa.
E se gli metto le mutande della sorella, niente di male, il pisellino ci starà senza problemi, tanto il fine è quello di contenere, pure se sopra c’è Peppa Pig o Minnie.



Credete davvero che bastino dei giochi da femmina e qualche fiocchetto per diventare gay, ricchioni, froci o come diavolo preferite dire?
Penso sinceramente che dietro l’evoluzione di una personalità omosessuale ci siano tanti di quei fattori che Ken e la Barbie non possono minimamente intaccare.
E sinceramente, anche se fosse? Pensate che sia un problema?
Per me no. Che decida di essere ciò che vuole liberamente. Il mio ruolo genitoriale prevede che io assecondi al meglio le sue inclinazioni. In ogni campo. Ed è quello che farò.

Magari si potrebbe scoprire che facendolo avvicinare al mondo femminile da subito potrebbe diventare un maschio semplicemente molto sensibile alle dinamiche femminili. Perché no? Un maschilista in meno, un femminista in più
Per quel che mi riguarda c’è solo da guadagnarci.



Archivio blog